Ho il piacere di condividere con i lettori del blog di NoveVie, il primo di una serie di cinque articoli sugli istinti scritti da Uranio Paes (1)
Anche se il contenuto trattato nei workshop esperienziali è insostituibile, credo che scrivere su questo argomento sia particolarmente rilevante. Questo perché gli argomenti che presenterò non sono ancora presenti nei libri di Enneagramma nazionali o stranieri, nonostante questa visione sia ogni volta più condivisa nei dibattiti fra professori ed in convegni in tutto il mondo. Esistono ancora pochi scritti sui sottotipi – che sono uno studio derivante dalla tematica degli istinti – ed esistono ancora meno scritti sugli istinti.
Il tema degli istinti deve essere visto, secondo me, come introduttivo ed indispensabile nello studio del meraviglioso ed esteso sistema dell’Enneagramma. Quando una persona non conosce questo tema e studia soltanto i famosi “nove tipi” – dall’Uno al Nove – inevitabilmente commette errori importanti nell’identificazione della propria personalità o della personalità di altre persone, attribuendo così ingiustamente caratteristiche ai nove profili e correndo il rischio di stereotipare. Ma esiste un altro motivo ancora più rilevante: soltanto chi esplora il tema degli istinti è capace di aprire un importante fronte di lavoro interiore, con tematiche responsabili per alcuni degli aspetti più radicati e “nevrotici” delle nostre personalità.
Gli istinti riguardano le strategie di sopravvivenza che tutti gli animali (e non soltanto gli esseri umani i o mammiferi) adottano, in diversi ambiti. Anche se ci sono diversi tipi di istinti – come il materno, il maschile o il femminile, ad esempio – nell’Enneagramma studiamo tre tipi specifici di istinti: quello conservativo (conosciuto anche come auto-conservativo), quello sociale e quello sessuale. Tutti questi istinti appartengono a ciò che nel movimento contemporaneo dell’Enneagramma convenzionalmente si chiama centro istintivo [2], legato alle sensazioni ed alle reazioni più viscerali, automatiche, rapide ed incoscienti che abbiamo; reazioni che sono comandate principalmente dal nostro cervello primitivo, detto anche cervello rettiliano.
David Daniels si riferisce agli istinti come imperativi biologici, spiegando, fra le altre cose, che dal punto di vista degli istinti certe cose sono non negoziabili, cioè, devono succedere (“o si o si”). Così, i comportamenti derivanti dal campo istintivo fanno parte del nostro livello dell’essere che Gurdjieff chiamava “anima animale”, oppure “mondo di 96 ordini di leggi”; ossia, tali comportamenti vengono da un livello di essere inferiore a quello umano e ancora molto più distante dal livello di essere più direttamente legato all’Essenza, che è la parte più evoluta di ognuno di noi. In altre parole, gli istinti sono legati ad una parte di noi che è inferiore alla propria personalità e che può essere chiamata “falsa personalità”.
Se la nostra personalità, come mostrato dall’Enneagramma attraverso il centro emotivo e mentale inferiore, ci mostra le nostre passioni e fissazioni, dobbiamo comprendere che questa è già una grande distorsione di quello che noi siamo veramente (una sorta di maschera dell’Essenza), gli istinti sono una distorsione di livello ancora inferiore, e perciò rappresentano una distorsione della propria personalità, una maschera della propria maschera.
Quando il funzionamento degli istinti è sano, gli istinti entrano in azione in modo pertinente ad una determinata situazione e sempre nella misura giusta. In questo caso gli istinti non si prendono cura di una parte così significativa della nostra esperienza di vita e lasciano spazio per i centri di intelligenza più raffinati.
Nell’utilizzo sano dei propri istinti, per esempio, l’istinto auto-conservativo è quello che fortunatamente entra in azione per proteggerci quando la nostra sopravvivenza fisica inizia ad essere veramente minacciata – ad esempio in tempi di crisi finanziaria, quando abbiamo fame o sonno, durante un clima molto freddo, o nel corso di una rapina.
L’istinto sociale è quello che entra in azione per aiutarci a produrre fra le altre, le importantissime esperienze dell’appartenere, del collaborare e del connettersi – ed in un utilizzo sano tende ad entrare in azione solo nei momenti in cui queste cose sono più a rischio o quando sono desiderabili.
L’istinto sessuale, invece, è attivato per permetterci di creare legami più stretti con altri individui, per mezzo di una vera unione e comunione, attraverso le esperienze di connessione con l’energia vitale, come il tutto – e, ancora una volta, tende ad entrare in azione solo quando questi vincoli cominciano a vacillare o quando devono aumentare un po’.
Gli istinti nascondono anche sia ombre più profonde che caratteristiche legate a funzioni spirituali e alla natura più elevata dell’essere umano. Nascondono anche, secondo me, alcuni segreti di quello che chiamo il nostro “DNA dell’anima”, e di lignaggi spirituali specifici. Negli articoli seguenti parlerò brevemente di alcuni di questi aspetti.
Tuttavia, purtroppo, lo stato generale dell’essere umano è molto limitato a causa di una coscienza molto diminuita. Quindi, la stragrande maggioranza delle persone prova forti distorsioni nell’utilizzo degli istinti, dovute a traumi e complessi non risolti, che, in maniera incosciente, ci fanno perdere il dovuto bilancio energetico in relazione agli istinti. Gli istinti diventano più attivi ed iniziano a comandare la nostra esperienza quotidiana del vivere, in modo da sovrapporsi alle nostre emozioni ed ai nostri pensieri, limitando molto la qualità della nostra esistenza. In maniera più specifica, ogni istinto si distorce in modo da operare al di sopra o al di sotto del livello adeguato, tutte quelle volte che percepiamo una sensazione di minaccia in quella specifica sfera della vita. Tutto questo succede, di solito, ad un livello profondamente incosciente, ma deve essere smascherato da persone impegnate con il proprio autosviluppo.
In sintesi ci sono due modalità con le quali queste distorsioni si manifestano:
- La prima modalità si verifica quando avvertiamo minacce (solitamente irreali) alla sfera della vita corrispondente ad un istinto specifico e, come reazione, facciamo in modo che tale istinto funzioni al di sopra del suo livello normale e desiderabile, cioè, quando passiamo incoscientemente al tentativo di compensare quella sensazione di scarsità o di rischio con un livello in eccesso di quella funzione istintiva.
Un esempio potrebbe essere quello di una persona che ha sviluppato una paura superiore alla norma perché avverte che gli mancano le necessità di base per assicurare la vita ad un livello fisico e che pertanto ha iniziato a super utilizzare l’istinto auto-conservativo, lavorando eccessivamente, mosso dalla paura di scarsità, tante volte irreale. Chiamiamo questa strategia “compensazione per eccesso”, cioè, concentrazione di eccesso di energia e attenzione ad una sfera della vita che sentiamo, in modo distorto, come se fosse frequentemente minacciata.
- La seconda modalità si verifica quando le minacce che avvertiamo (anche queste solitamente irreali), legate ad uno specifico istinto, fanno in modo che si sviluppi una strategia opposta: quella di riduzione del livello di funzionamento di quell’energia istintiva, che passerà ad essere insufficiente e sottoutilizzata.
Un esempio potrebbe essere la persona che, in relazione all’istinto sociale ed alla necessità naturale di appartenenza ad un gruppo o ad una famiglia, inizia semplicemente a non sentire più e a disprezzare questa necessità, sviluppando anche una specie di repulsione all’istinto sociale e una certa ironia in relazione a questa sfera della vita. In questo caso, la scarsità o il rischio sentiti in relazione a questa sfera della vita rimane ancora più incosciente e non riconosciuta, e la strategia di compensazione cessa di essere l’eccesso e comincia ad essere il disprezzo di quella funziona istintiva.
Quello che osservo nei miei allievi, nelle aziende ed anche nelle persone vicine a me (oltre a me stesso, ovviamente) è che esiste una tendenza ad usare fortemente la prima strategia con uno dei tre istinti, generando, cosi, ciò che chiamiamo istinto dominante, che entra in azione in modo eccessivo; e una tendenza ad usare in maniera molto forte anche la seconda strategia con uno dei tre istinti, generando così, quello che ho deciso di battezzare istinto represso, cioè un istinto che è diventato non soltanto insufficiente ed indebolito ma che viene anche inconsciamente soffocato.
Il terzo istinto (in ordine di strategia applicata), invece, tende ad essere più equilibrato, oppure ad avere un po’ della prima o della seconda strategia. Perciò è l’unico che tende ad adoperare più vicino alla realtà.
In funzione dalla distorsione specifica fatta dalla persona, sorgono comportamenti, profili e problemi potenzialmente molto diversi fra di loro. Questo avviene ad un punto tale che possiamo dire che ogni ordine di istinto (la sequenza dei tre istinti dominante-secondario-represso) porta tracce tipiche alle persone. In altre parole, l’ordine degli istinti genera una seconda tipologia dentro al sistema dell’Enneagramma, parallela alla tipologia più conosciuta, quella dei Nove Tipi. Effettivamente, individui con lo stesso istinto dominante e represso possono sentirsi spesso più simili fra di loro che individui dello stesso enneatipo che abbiano profili istintivi diversi. Nella tematica dei rapporti, ad esempio, il profilo istintivo è più rilevante di quello classico, dei nove enneatipi dell’Enneagramma. E se alcune volte il profilo istintivo di un individuo può sommarsi al profilo del suo enneatipo, in alcuni casi può anche contrapporsi ad alcune caratteristiche tipiche previste.
In questo modo, i criteri risultanti sono molto più complessi e sofisticati rispetto a quelli che vengono appresi di solito dagli studenti dell’Enneagramma attraverso il semplice studio delle nove personalità.
Parleremo ancora degli ordini degli istinti e dei profili da essi derivanti nel quinto e ultimo articolo di questa serie. Nei prossimi tre articoli, invece, descriverò meglio ognuno dei tre istinti dell’Enneagramma e cosa succede con le persone che l’hanno come dominante o represso.
*Urânio Paes è direttore della UP9 Desenvolvimento Humano, professore affiliato di Helen Palmer e David Daniels nello Enneagram Professional Training Program (EPTP), membro dell’Enneagram in Business Network (EIBN) ed è stato presidente globale dell’International Enneagram Association (IEA).
[1] Vietata la riproduzione senza il consenso dell’autore.
[2] Il concetto di centro istintivo nei movimenti contemporanei dell’Enneagramma si riferisce a qualcosa di diverso e più esteso rispetto alla comprensione di George I. Gurdjieff. In modo generico, centro istintivo vuol dire “centro della pancia” o delle viscere, responsabile delle sensazioni. Gurdjieff trattava in modo molto più dettagliato e sofisticato lo studio dei centri, dividendo i centri della pancia in istintivo, centro motore e centro sessuale, oltre a citarne i sotto-centri. Ma lasceremo questo tema per articoli futuri.