Ricordo come da adolescente avessi poche certezze e molte domande senza risposta dentro di me.
Ricordo di come inconsciamente mascheravo il mio senso di insicurezza nello sposare determinate cause o nel credere a determinate ideologie.
Erano gli anni ’80 ed il mio condizionamento culturale mi spingeva a vedere come “il male” tutto ciò che fosse considerato di sinistra, al punto che ricordo di come reagendo (durante uno scontro di opinioni esasperato dal muro-contro-muro di chi aveva un condizionamento culturale opposto al mio), arrivai a proclamare la frase “gli Americani hanno sempre ragione!”
Avevo diciotto anni.
Provai subito vergogna per aver detto quella frase, non per il contenuto in sé, ma perché mi resi conto che in realtà non stavo difendendo una mia opinione, ciò che sentivo era di essere sotto attacco e ciò che stavo difendendo era solo la mia paura di essere annientato, o meglio, c’era qualcosa dentro di me che aveva paura di morire.
Quante volte se ci osservassimo nelle nostre reazioni ci accorgeremmo che dietro il nostro desiderio di avere ragione vi è solo la paura di sentirci vulnerabili, sbagliati, fallibili e derisi?
Sentirci vulnerabili ci porta a temere per la nostra vita anche in mezzo ad un diverbio (dove nessuno ha intenzione di ucciderci), e mentre alziamo la voce allo scopo di zittire l’altra persona non ci rendiamo conto che ad agire dentro di noi è un istinto di sopravvivenza che si sente minacciato, qualcosa che ci è stato dato biologicamente milioni di anni fa al solo scopo di permetterci di sopravvivere di fronte a una reale minaccia fisica.
La quasi totalità delle nostre paure è solamente nella nostra testa, nei nostri pensieri. Quando perdiamo di presenza la nostra mente inizia a lavorare in modo duale, processando il passato (ah! gliela farò pagare…che stupido che sono stato…se solo non avessi agito così) e preoccupandosi del futuro (e se sbagliassi? devo restare o andare? cosa mi succederà se…?)
La ricerca di certezze è stata la chimera con la quale ho vissuto i miei primi quarant’anni e che ha tamponato solo in parte la mia ansia nel vivere, uno stratagemma del mio carattere che mi si svelò subito chiaro quando conobbi l’Enneagramma.
Ma di una cosa ricordo ero assolutamente certo da adolescente: volevo essere un padre giovane.
Era più che una certezza, era un credo, qualcosa radicato dentro le mie viscere. La ricordo spesso associata al disagio che provavo nel vedere a scuola i genitori dei miei compagni di classe che avrebbero potuto essere i miei nonni.
«Volli, e volli sempre, e fortissimamente volli»
Elena nacque nel Maggio del 1999 che avevo ventotto anni e Carlo nacque dopo meno di due anni quando avevo compiuto i trenta.
Si, sono stato un padre giovane per scoprire che il mio “credo” era solo un credere, un attaccamento a qualcosa che mi facesse sentire nel giusto, non era la Verità, e con gli anni sono sceso dal piedistallo sul quale mi ero messo nel credere che è meglio essere padri giovani.
Una delle cose che apprezzo di più del mio essere “ragazzo padre” è la condivisione di musica, video, blogger, videogiochi e mode che sono dominio degli adolescenti ma che mi permettono di vedere ed apprezzare l’inarrestabile cambiamento di ogni cosa. Così oggi conosco ed apprezzo “celebrità” dal nome di PewDiePie, Taylor Swift, Shakira, Minecraft, Frank Matano, Selena Gomez, Rudy Mancuso, Kathy Perry, ma al contempo i ragazzi conoscono anche Mina, Battiato, i Queen, Tracy Chapman, Jovanotti, Gaber, Jannacci, Fantozzi ecc.
Di recente Carlo mi ha passato una canzone mi ha colpito in modo particolare, si intitola “Stressed out” scritta e composta dalla band hip-hop Americana Twenty One Pilots. La canzone (ma anche il video: https://youtu.be/pXRviuL6vMY) descrive molto bene l’attuale condizione dei giovani e della difficoltà che incontrano nel passare da bambini a adulti in una società dove si sono persi i riti di passaggio, dove non vi sono più verità eterne (chiese, partiti, ideologie, schieramenti), dove non c’è più la meta-narrazione (testi come la Bibbia, il Marxismo-Leninismo e il Capitale, La Società Aperta di Karl Popper sono alcuni esempi) e dove ciò che conta oggi sembra essere la personale individualità finalizzata a raggiungere solo i propri scopi personali.
Trasmissioni televisive come American Idol, Italia’s got talent, il Grande Fratello, Amici ecc. ne sono una manifestazione, come lo è anche l’esplosione dei Selfie e il successo di Facebook.
Sono stato di recente a Roma e il “souvenir” più venduto non era l’effige di Papa Francesco o il gladio di plastica e nemmeno la statuina del Colosseo che cambia colore; era il selfie-stick.
Se prima mi portavo via un “pezzo di Roma”, oggi mi porto via “Me in Roma”.
Non voglio criticare o dire “era meglio ai miei tempi”, credo invece che questo spostamento dell’attenzione dal collettivo all’individuo doveva accadere ed è alla base della nascita della coscienza critica. Oggi tutto è liquido nel senso che si è passati da un terreno di solide convinzioni e scevro di critica ad un terreno dove tutto è criticabile e può essere messo in discussione, un fenomeno conosciuto anche come post-modernismo.
Nella loro canzone “Stressati” i Twenty One Pilots cantano del loro disagio e del contrasto con la cultura adulta dominante, ho tradotto alcuni versi che fanno riflettere:
Mi piacerebbe trovare dei suoni migliori che nessuno ha mai ascoltato,
Mi piacerebbe avere una voce migliore per cantare parole migliori,
Mi piacerebbe trovare accordi in un ordine che sia nuovo,
Mi piacerebbe non dovere fare sempre rime ogni volta che canto,
Mi è stato detto che crescendo tutte le mie paure sarebbero svanite,
Ma adesso sono insicuro e mi importa di quello che la gente pensa,
Il mio nome è “Blurryface” e mi importa ciò che tu pensi,
Mi piacerebbe tornare indietro ai bei tempi,
Quando la nostra mamma ci cantava per addormentarci, ma adesso siamo stressati.
Giocavamo a fingere, dandoci nomi diversi,
Costruivamo un razzo spaziale per poi volare via,
Sognavamo dello spazio ma adesso ci ridono in faccia
Dicendoci, “svegliatevi, è ora di fare soldi.”
Cantautori così giovani ed al tempo stesso audaci mi danno grande speranza sul futuro dell’Umanità.
La psicologia ci dice che dobbiamo formarci un ego per lasciare andare l’ego, come dire che per uscire di prigione dobbiamo prima entrarci o che per essere liberi dobbiamo prima scoprire che non lo siamo.
Oggi non credo più che gli Americani abbiano sempre ragione, e per fortuna, anzi adesso sto persino attento a chiamarli Statunitensi…ma questa è un’altra storia.
Mauro
“Affrontiamo il pomeriggio dell’ esistenza completamente impreparati,
Cosa ancor peggiore lo affrontiamo con l’errata convinzione che le nostre verità ed i nostri ideali ci sosterranno anche allora.
Non è così.
Non possiamo vivere il pomeriggio della vita come abbiamo vissuto il mattino;
Perchè ciò che al mattino era grande la sera sarà piccolo,e ciò che era vero al mattino la sera sarà diventato una menzogna”Carl Gustav Jung
(da Gli stadi della vita)